domenica 25 agosto 2013

Le modelle più pagate del mondo nel 2013: Gisele Bundchen in vetta alla classifica

Gisele Bundchen per il terzo anno consecutivo è in vetta alla classifica di Forbes come modella più pagata al mondo. La bella brasiliana in 12 mesi ha portato a casa 42 milioni di dollari, una cifra davvero da capo giro, che spazza via i profitti di un’altra bellissima: Miranda Kerr. La moglie di Orlando Bloom, favoloso angelo di Victoria’s Secret, si trova al secondo posto con un tesoretto da 7,2 milioni.
Come fanno a essere così ricche? Non è sufficiente ovviamente sfilare. La vera fortuna sono gli sponsor. Nel caso di Gisele a fare la differenza è stata l’azienda calzaturiera Grendane, che è andata ad aggiungersi alle campagne a molti zeri che ha portato avanti per Pantene, Oral-B e Sky. Non è tutto per la moglie di celebre quarterback Tom Brady (che ha un reddito da 38,3 milioni dollari) ha anche una sua azienda di cosmetici eco-frendly con cui fa una fortuna.
Torniamo al terzo posto: troviamo Adriana Lima, con 6 milioni di dollari, mentre al quarto posto Kate Moss con 5,7 milioni di dollari. Bella Kate, nonostante sia la modella più gettonata dagli sponsor, non è ancora riuscita a salire sul podio. L’età, stavolta, non gioca a suo favore. La Moss ormai trionfa nella moda da 20 anni ed è normale che gli introiti (seppur notevoli) vadano calando.
La quinta posizione è stata conquistata da Liu Wen con 4,3 milioni, seguita da Hilary Rhoda con 4 milioni, Carolyn Murphy con 3,6 milioni di dollari, Joan Smalls con 3,5 milioni, Candice Swanepoel, con 3,3 e all’ultimo posto, in decima posizione, la bella Lara Stone con 3,2 milioni di dollari.
 
Fonte: forbes

Acqua, chioschi raddoppiati in due anni

In due anni sono aumentati di oltre il 130 per cento. I chioschi dell'acqua erano 354 nel 2011. Oggi invece se ne contano 817, distribuiti in quasi tutte le regioni (mancano all'appello Basilicata, Calabria, Molise e Sicilia). Così risulta dal censimento 2013 di Aqua Italia, associazione delle aziende costruttrici e produttrici di impianti per il trattamento delle acque primarie, e Federutility, federazione delle imprese energetiche e idriche.

Lombardia in testa
Il picco di diffusione è in Lombardia, dove si registrano 382 chioschi, cioè poco meno della metà del totale italiano. Poche installazioni funzionano però con scheda nominale, gli utenti non sono "misurabili" e non sono quindi disponibili dati sulle frequenze d'uso. Ma la Cap Holding, che in Lombardia controlla la quasi totalità dei chioschi, sostiene che l'erogazione media degli apparecchi sia di 2.500 litri al giorno, con una portata pari a 8 litri al minuto per l'acqua naturale e 6 litri al minuto per quella frizzante. Il successo del servizio viene confermato dal numero degli intervistati che usa o userebbe il servizio: il 63,5% dei lombardi.
Le altre regioni
Dietro la Lombardia, ma già staccate, tra le regioni in cui i chioschi sono più diffusi rientrano Emilia Romagna (134) e Piemonte (126). Mentre in tutto il Triveneto, dove secondo l'indagine commissionata da Aqua Italia all'istituto indipendente Customized Research & Analysis (CRA) Nielsen l'88% dei residenti dichiara di bere acqua del rubinetto trattata e no, i chioschi sono 58. Così distribuiti: 44 in Veneto, 6 in Trentino Alto Adige, 8 in Friuli Venezia Giulia.
Il numero più basso (appena un apparecchio) si registra invece in Umbria e Puglia, cui seguono Abruzzo e Valle d'Aosta (entrambi a quota 3). Nel mezzo si segnalano 60 chioschi in Toscana, 14 in Campania, 13 nel Lazio e nelle Marche.
Come funzionano
I chioschi sono alimentati da acqua (di acquedotto) con caratteristiche di qualità che già all'origine sono conformi ai requisiti di legge (Dlgs 31/01 e successivi aggiornamenti). Per migliorare alcune caratteristiche organolettiche e andare incontro ai gusti degli utenti, usano sistemi di gasatura e/0 refrigerazione, eventualmente accompagnati da processi di filtrazione e disinfezione con raggi ultravioletti.
La filiera tipo di un impianto include in tutto o in parte queste sezioni: filtrazione micrometrica, riduzione della pressione dell'acqua di alimentazione, misurazione della quantità di acqua prelevata dalla rete, filtri compositi per affinare ulteriormente l'acqua, disinfezione con lampade a raggi ultravioletti o con barriere fisiche, gasatura, refrigerazione, eventuale disinfezione finale con raggi UV.
L'erogazione dell'acqua può essere realizzata in diversi modi. In particolare, dai semplici sistemi di spillatura tradizionale si è passati a sistemi a incasso, dove non è fisicamente possibile per l'utente mettere in contatto la bocca o i contenitori direttamente con il punto di erogazione.
 
Fonte: casa24

MADONNA VENDE GLI ABITI DI SCENA PER AIUTARE LE VITTIME DELL'URAGANO SANDY

Madonna mette all'asta gli abiti usati durante i tour per raccogliere fondi per aiutare le vittime dell'uragano Sandy. A quanto annunciato dalla regina del pop, alcuni outfit (tra cui il costume da majorette usato nell'MDNA Tour, nella foto) saranno battuti all'asta per beneficenza. L'uragano, che ha colpito la costa di New York causando gravi danni nel New Jersey e a Manhattan, ha smosso molti rappresentanti dello showbiz , che negli ultimi mesi hanno contribuito nei modi più svariati. Kristen Stewart, per esempio, ha venduto l'abito usato durante la presentazione dell'ultimo capitolo della saga di «Twilight», donando il ricavato alle vittime di Sandy, mentre Sarah Jessica Parker e Selena Gomez hanno messo all'asta una serata da passare con il migliore offerente. E in dicembre molti cantanti (tra cui Chris Martin, Sir Paul McCartney, Kanye West, i Rolling Stones, Bruce Springsteen, Jon Bon Jovi) si sono esibiti in un concerto collettivo al Madison Square Garden, raccogliendo ben 30 milioni di dollari da versare alla causa.
 
Fonte: grazia

Tom Ford e Justin Timbarlake insieme per una collezione dedicata al nuovo album del cantante

Una nuova collaborazione suggella il connubio tra moda e musica, quello tra Tom Ford e Justin Timberlake. Il designer e il cantante più cool del momento hanno lavorato insieme per creare una collezione di abiti di ispirazione swing per il nuovo album 20/20 della pop star statunitense. Eleganza e raffinatezza sono le parole d’ordine dei capi indossati da Timberlake, che si compongono di smoking con revers di raso, tuxedo, gemell, mocassini di pelle nera e mocassini neri e bianchi.
È con il primo video Suit & Tie estratto dall’album che gli abiti sartoriali creati su misura per questo progetto prendono vita e forma: il leitmotiv è l’atmosfera jazz e soul anni ‘30-’40, con musica suonata al pianoforte, un sigaro come vezzo e abiti sartoriali. Una partnership tanto sorprendente quanto soddisfacente, come conferma Tom Ford:

“Adoro Justin. Ha uno stile innato e enorme talento. È stato un piacere e un onore di lavorare con lui nel corso di questa impresa creativa.”

Capi, dunque, pensati non solo come corollari di un videoclip o di un tour, come spesso accade con molti stilisti, ma come parte essenziale di un processo creativo, punto focale di un progetto in cui la musica è ispirazione per la moda e viceversa. L’ultima apparizione pubblica di Justin Timberlake, agli Screen Actors Guild Awards 2013 a Los Angeles, ha visto proprio uno dei completi della collezione creata con Tom Ford: abito di lana marrone con stampe simil tartan, camicia slim chiara a quadretti bianchi e brown, cravatta grigia e capelli pettinati all’indietro. Uno stile a metà tra l’english e il classico. Voi cosa ne pensate di questo cambio di look?
 
Fonte: fashionblog

Renzo Rosso: «Cosí ho cercato di "rubare" la Valentino al Qatar

«Ho appena trascorso il mio primo giorno in Marni, nello showroom di via Sismondi a Milano, dopo avere fatto il closing dell'operazione di acquisto della maggioranza: è stata un'emozione e mi ha ricordato quando abbiamo rilevato la Maison Martin Margiela. Marni è un diamante: c'è tanto da costruire con Consuelo e Gianni Castiglioni e tra sei mesi sarà pronto il piano industriale».
Renzo Rosso è con il figlio Stefano, suo braccio destro e direttore del corporate development, nel quartier generale di Breganze, tra i monti vicentini. La holding Only The Brave si è ingrandita con l'ultima acquisizione, quella di Marni, a ridosso di Natale, per una cifra che non è stata resa nota. Il marchio fondato a Milano nel '94 dai coniugi Castiglioni è un nuovo tassello che si aggiunge al mosaico composto da Diesel, dalla Neuf, la società che controlla Margiela, da Viktor&Rolf e dalla Staff International, la struttura industriale nella quale vengono prodotti su licenza, tra gli altri, DSquared2 e Just Cavalli.
Rosso, prima tutti la chiamavano Mr Diesel, ma oggi la Diesel sembra solo una parte del business della Otb.
È da parecchio tempo che ci siamo trasformati in qualcosa di diverso, anche se Diesel è sempre lo star-brand. Forse non molti l'hanno percepito, ma questo è un gruppo moderno e vanta un know how diversificato. Posso elencare?
Prego.
Andiamo dalla sartoria all'industria, dal made in Italy al made all over the world. Abbiamo l'atelier della maglieria e quello dei bustier, siamo artigiani e produciamo couture, siamo un vero gruppo industriale. Per non parlare dei trattamenti: il dirty, lo "sporco", l'ho inventato qui dentro insieme al mio staff vent'anni fa e oggi tutto il settore usa lo spray su abiti, denim, borse e scarpe. Il Dna è made in Breganze: con il prodotto fai un'azienda, senza il prodotto no.
Qual è il preconsuntivo 2012 di Otb?
Cosa dice la Tosin? (parla dell'amministratore delegato di Otb e chiede al figlio, che risponde: «Più 10%», Ndr). È 10 secco? Pensavo qualche decimale meno della doppia cifra. Beh, direi niente male, dunque siamo a 1,513 miliardi di euro in un anno difficile come il 2012: da settembre il retail è stato un disastro per tutti in tutto il mondo. Inoltre solo l'11% del totale è realizzato in Italia e l'anno prossimo la quota scenderà ulteriormente, mettendoci al riparo dal congelamento dei consumi interni.
E Diesel?
Pesa per i tre quarti ed è una soddisfazione per noi poter dire che nel mondo del casual non abbiamo più concorrenti diretti.
Purtroppo molti marchi del casual sono finiti con i libri in tribunale.
E questo ovviamente ci dispiace, ma per Diesel già dal 2003-04 abbiamo messo a punto una strategia di innalzamento del posizionamento e di taglio della distribuzione che è costata fatica all'interno e all'esterno, ma che ha dato frutti eccezionali.
Che cos'è diventata Diesel?
Un lifestyle brand: non più soltanto jeans. Noi ora firmiamo la Fiat 500, la bici con Pinarello, le cucine con Scavolini, la moto con Ducati, le lampade con Foscarini, il tessile per la casa con Zucchi.
Torniamo a Marni.
In Marni c'è tanta di quella creatività che sembra addirittura troppa! Penso che potremo dare un apporto di managerialità, di struttura, di processi, di organizzazione, ma ci vogliono sei mesi prima di decidere gli investimenti: un business plan c'era già, ma bisogna rimetterci mano con mezzi finanziari diversi.
Ha un'idea della cifra?
Non abbiamo problemi finanziari e metteremo sul piatto quel che serve. Non faremo mancare nulla per far diventare Marni quel big brand che merita di essere. Ovviamente anche nel retail: al momento i monomarca sono cento.
Quali sono gli obiettivi nel business plan precedente?
La famiglia Castiglioni aveva fissato il raddoppio del fatturato, ora di 130 milioni, in cinque anni, ma mi domando se non sia un obiettivo minimale. Non so: potrebbe essere congruo crescere di tre volte o magari di uno e mezzo. Voglio entrare bene nella società e darle un giusto posizionamento: forse all'inizio la crescita non sarà esponenziale, ma mi interessa costruire la "macchina".
Su export e profitti come va Marni?
Esporta il 91% dei ricavi e fa profitti, certo! Altrimenti sarebbe costata meno!
Chi ha cercato chi?
Ci conoscevamo da anni e noi di Otb abbiamo cercato loro che erano molto corteggiati. Credo che il successo di Margiela li abbia convinti che un marchio possa fiorire senza essere soffocato dalla proprietà. Non bisogna essere scettici e avere pregiudizi: noi, peraltro, abbiamo guadagnato sul campo tanto rispetto da quando, dieci anni fa, mi sono presentato per la prima volta a Parigi da Margiela.
Non l'avevano accolta bene?
Mica tanto.
Ha in programma altre acquisizioni?
Per almeno un paio d'anni non voglio avventurarmi in altre operazioni, anche se sulla scrivania ho dossier bellissimi. Ora ci concentriamo su Marni che è un diamante: la Tosin è senza parole.
Ma è vero o no che era in corsa per la maison Valentino, venduta a 700 milioni al Qatar?
Sì, avevamo fatto un'offerta importante, anche se il Qatar aveva già firmato un'esclusiva che scadeva dopo tre giorni. Hanno dovuto rilanciare e hanno chiuso in due giorni: gli è costato un po'.
Meglio per i venditori Permira e famiglia Marzotto...
In effetti sono stati bravi. Però mi fa tristezza quando i marchi storici perdono l'italianità: nel nostro Paese non c'è proprio la mentalità e ormai si è perso il conto di quanti sono. Ho telefonato perfino a Mario Monti e a Corrado Passera affinché intervenissero per trattenere il marchio Valentino in Italia.
E loro?
Cosa voleva che facessero...
Gli altri marchi del gruppo come vanno?
Maison Martin Margiela, da quando l'abbiamo rilevata, cresce del 20% all'anno ed è stato meraviglioso vedere un brand rinascere, anche se a dire il vero non era mai morto.
Ma i vostri marchi sono tutti a breakeven?
Guadagnano tutti e anche bene.
Scusi se insisto, anche Viktor&Rolf?
Beh, fanno 100 milioni di vendite di profumi all'anno, veda lei. E comunque vorrei anche segnalare il grande successo di DSquared2. Dean e Dan Caten stanno lavorando benissmo in tutto il mondo e il loro show è stato trascinante: dovrò inventarmi qualcosa anche per Diesel.