L'appuntamento per gli appassionati di moda etica è anche quest'anno The Green Closet, un mini-salone dedicato all'artigianato made in UK durante la settimana della moda milanese. In collaborazione con Pitti Immagine e Fiera Milano, quest'anno si svolgerà all'interno del Padiglione 3, edificio Art Dèco in piazza IV Febbraio, dal 23 al 25. Alla terza edizione, è ormai un filo rosso che porta il design inglese nel mercato italiano e internazionale attraverso la vetrina meneghina: «A Milano ci sono buyer italiani e da tutto il mondo, l'anno scorso abbiamo dato grande visibilità a piccole imprese della moda che ora sono commercializzate con successo" spiega Marina Moringer, responsabile Moda e Design di UK Trade & Investment (UKTI) del Consolato Britannico. Dietro ognuno dei marchi che saranno esposti c'è il talento creativo di stilisti che puntano su tematiche ambientali e sociali, le cui collezioni rispondono a uno o più criteri di eco-sostenibilità come il recycling, l'upcycling, gli approvvigionamenti a chilometro zero, le produzioni eco-etiche a basso impatto, le fibre naturali e biodegradabili, l'uso di materie prime e manodopera locali, il minimo spreco, l'aiuto alle comunità e ai paesi marginalizzati. L'attività dell'UKTI consiste anche nel dare consulenza, pagando il servizio in modo estremamente agevolato grazie al supporto del governo inglese, alle aziende di moda e design che vogliono stringere collaborazioni con l'Italia. La Gran Bretagna si conferma trainante nel mercato europeo della moda etica, settore considerato dinamico e fruttuoso anche dalle istituzioni che investono per incentivarlo. La spesa per beni e servizi "green" è cresciuta del 18 % negli ultimi due anni, nonostante la crisi economica.
Nel complesso, il mercato etico nel Regno Unito valeva 4,32 miliardi di sterline nel 2009 rispetto ai 3,65 miliardi di due anni prima, non poco se si tiene conto che la spesa totale delle famiglie è cresciuta nello stesso periodo soltanto dell'1% (dati del Co-operative Bank Ethical Consumerism Report 2010). «Le vendite di abbigliamento etico sono cresciute del 72% raggiungendo 177 milioni di sterline», precisa Marina Moringer. «Nel nostro piccolo The Green Closet dimostra ai compratori della moda italiani che la moda può essere più intelligente, soprattutto quando crea sinergie per diventare più forte». Uno degli slogan della campagna per la crescita del Premier David Cameron, avviata nel 2011, è "Fashion is great", a sostegno di un'industria che dà un contributo di circa 37 miliardi di sterline all'economia del paese, crea lavoro per quasi un milione di persone e offre diversificate possibilità d'impiego ai giovani.
Quest'anno i marchi che espongono a The Green Closet sono: Arianna Cerrito con abiti e accessori di argento riciclato e oro fair-trade, realizzati secondo lo stesso concept eco e riproponendo le medesime linee e stampe; Delada, abiti fatti interamente in UK, il marchio supporta attivamente la comunità locale e Fashion for Good, ente che assiste le donne nel Surrey, e il progetto Give a LIFE, organizzazione no-profit per assistere bambini indigent in Russia; Eribé, celebrato in tutto il mondo per la sua maglieria tipica, con sede nella regione degli Scottish Borders, da oltre 25 anni crea collezioni per uomo e donna; Gabriella Ingram crea a mano borsette di lusso in edizione limitata, abbina sete preziose e antichi merletti con a lastre riciclate di bronzo, rame e argento nichelato e acrilico con pietra naturale; Junky Styling è uno dei brand londinesi più rappresentativi nell'upcycling, riutilizza tessuti in fase sia pre- sia post-consumer, dal 1997 anno da'avvio dell'attività con una boutique sostenibile nell'East London; Made, brand di bijoux africani realizzati nel rispetto dell'etica del lavoro e della cultura locale, ha collaborato anche con grandi nomi come Tommy Hilfiger, Louis Vuitton, Urban Outfitters, FEED Projects, Whistles, Stefanel, Club Monaco; Celina Cheong produce borse in pelle tracciabile, lavorata da concerie locali con metodi etici oppure proveniente da stock in eccedenza; Timur Kim invece si è laureato in Arte della Moda presso il Central Saint Martins di Londra ottenendo immediate successo alla London Fashion Week di febbraio 2012 per l'uso sapiente del denim riciclato.
L'evento è realizzato in partnership con Oxfam, a sostegno della sua attività di charity internazionale, e nel corner dedicato saranno presentati due prodotti speciali: il braccialetto The Golden Circle di Delfina Delettrez Fendi, creato con oro etico di Goldlake, gruppo che opera in Honduras e The Phoenix Bag prodotta da Ballin, in collaborazione con la Domus Academy di Milano utilizzando pellame e tessuti riciclati.
Nel complesso, il mercato etico nel Regno Unito valeva 4,32 miliardi di sterline nel 2009 rispetto ai 3,65 miliardi di due anni prima, non poco se si tiene conto che la spesa totale delle famiglie è cresciuta nello stesso periodo soltanto dell'1% (dati del Co-operative Bank Ethical Consumerism Report 2010). «Le vendite di abbigliamento etico sono cresciute del 72% raggiungendo 177 milioni di sterline», precisa Marina Moringer. «Nel nostro piccolo The Green Closet dimostra ai compratori della moda italiani che la moda può essere più intelligente, soprattutto quando crea sinergie per diventare più forte». Uno degli slogan della campagna per la crescita del Premier David Cameron, avviata nel 2011, è "Fashion is great", a sostegno di un'industria che dà un contributo di circa 37 miliardi di sterline all'economia del paese, crea lavoro per quasi un milione di persone e offre diversificate possibilità d'impiego ai giovani.
Quest'anno i marchi che espongono a The Green Closet sono: Arianna Cerrito con abiti e accessori di argento riciclato e oro fair-trade, realizzati secondo lo stesso concept eco e riproponendo le medesime linee e stampe; Delada, abiti fatti interamente in UK, il marchio supporta attivamente la comunità locale e Fashion for Good, ente che assiste le donne nel Surrey, e il progetto Give a LIFE, organizzazione no-profit per assistere bambini indigent in Russia; Eribé, celebrato in tutto il mondo per la sua maglieria tipica, con sede nella regione degli Scottish Borders, da oltre 25 anni crea collezioni per uomo e donna; Gabriella Ingram crea a mano borsette di lusso in edizione limitata, abbina sete preziose e antichi merletti con a lastre riciclate di bronzo, rame e argento nichelato e acrilico con pietra naturale; Junky Styling è uno dei brand londinesi più rappresentativi nell'upcycling, riutilizza tessuti in fase sia pre- sia post-consumer, dal 1997 anno da'avvio dell'attività con una boutique sostenibile nell'East London; Made, brand di bijoux africani realizzati nel rispetto dell'etica del lavoro e della cultura locale, ha collaborato anche con grandi nomi come Tommy Hilfiger, Louis Vuitton, Urban Outfitters, FEED Projects, Whistles, Stefanel, Club Monaco; Celina Cheong produce borse in pelle tracciabile, lavorata da concerie locali con metodi etici oppure proveniente da stock in eccedenza; Timur Kim invece si è laureato in Arte della Moda presso il Central Saint Martins di Londra ottenendo immediate successo alla London Fashion Week di febbraio 2012 per l'uso sapiente del denim riciclato.
L'evento è realizzato in partnership con Oxfam, a sostegno della sua attività di charity internazionale, e nel corner dedicato saranno presentati due prodotti speciali: il braccialetto The Golden Circle di Delfina Delettrez Fendi, creato con oro etico di Goldlake, gruppo che opera in Honduras e The Phoenix Bag prodotta da Ballin, in collaborazione con la Domus Academy di Milano utilizzando pellame e tessuti riciclati.
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